"Archivium Episcopale, quod in superiori Palatii parte extat, ab ipso Illustrissimo Domino fuit visitatum, eique relatum est Scripturas non paucas furtim fuisse sublatos, inter quae plures actus, seu Processus Beneficiorum Civitatis Galatinae. Cum autem maximam confusionem in existentibus Processibus animardvertisset, ac tectum aliqua ex parte ruinam minari, illico mandavit, locum tam in tecto, quam in fenestris, ac porta reparari; aliquibus autem Ecclesiasticis, quorum fides, et morum integritas ipsi compertae fuerant, commisit, ut Processus, Acta, Scripturasque omnes pro Locorum, ac rerum varietate distincta in distinctis, ac propriis locis collocarent, et in peculiari etiam locum, ac scorsim ponerent Processus, et Acta Suffraganearum Ecclesiarum, videlicet Lyciensis, Gallipolitanae, Uxentinae, Alexanensis, et Castrensis” ⁽¹⁾

Appare evidente che lo scenario dell’archivio non si presentava molto rassicurante agli occhi del vescovo e dei suoi convisitatori. Posto nella parte superiore del palazzo episcopale, l'archivio della Curia era stato frequentemente oggetto di azioni furtive e versava in condizioni di totale confusione. A causa delle pessime condizioni dei locali, il vescovo ordinò che fossero riparati il tetto, le porte e le finestre. Inoltre, la molteplice provenienza delle carte, indussero all'idea di assemblare i “processi”, gli “atti” e le “scritture” secondo il luogo di provenienza, data la peculiarità degli oggetti da distinguersi tra le varie parrocchie. Nacque in tal modo la suddivisione in "luoghi", giunta fino ai nostri giorni. Anche i “processi” e gli “atti” delle Diocesi suffraganee furono accorpati e distinti in cartelle con l'annotazione della Diocesi di provenienza.

◄ pagina precedente

pagina successiva ►